Un tempo ci si riferiva esclusivamente ai trasporti, poi si cominciò a parlare di distribuzione fisica del prodotto, fino alla fine degli anni Settanta, quando il senso del termine si è ampliato.
A partire dagli anni Ottanta, con l'avvento di nuove logiche gestionali (MRP – Materials Requirements Planning, JIT – Just in Time, DRP – Distribution Requirements Planning), l'evoluzione della logistica si completa, comprendendo tutte le attività che assicurano la corretta acquisizione, movimentazione e gestione dei materiali, dalle materie prime e componenti ai prodotti finiti, col fine di assicurare il corretto, costante, puntuale rifornimento alla produzione, agli utilizzatori ed ai consumatori finali.
Nel corso degli anni Novanta si introduce il concetto di "Supply Chain" ossia l'insieme di tutti gli operatori ed i processi che intervengono nelle attività di produzione e distribuzione di beni e servizi. Questa definizione aumenta la visione e, al tempo stesso, la complessità: una rete che tocca anche centinaia di fornitori nel mondo, molti reparti produttivi interni, o vari stabilimenti distribuiti magari anch'essi in tutti i continenti, clienti globali e flussi di ritorno anch'essi estesi.
Pertanto, la logistica industriale e distributiva (logistica d'impresa), in parole semplici, è l'insieme di tecniche, metodologie, strumenti, risorse e infrastrutture impiegati nella gestione del flusso fisico di materiali e prodotti, nonché del flusso informativo correlato.
Tutto ciò per minimizzare i livelli delle scorte e massimizzare il livello di servizio alla clientela.
La cosiddetta "logistica d'impresa" è chiamata a confrontarsi con:
Infine, la complessità derivata dalla globalizzazione ha generato sistemi di fornitura, di materie prime componenti e semilavorati, nonché di produzione (in prevalenza assemblaggi) e vendita internazionali.
In questa dimensione ha preso corpo la presenza di operatori logistici indipendenti che si interpongono come terze parti nella gestione di scorte e trasporti tra fornitori e produttori e tra questi ultimi e i loro clienti.
Si è sviluppata, pertanto, l'esternalizzazione di attività (outsourcing), attraverso la quale molte aziende delegano, a strutture specializzate, la gestione operativa della logistica esterna, limitando il proprio compito alla pianificazione dei flussi e alla gestione delle movimentazioni interne.
Alla logistica moderna sono assegnati due obiettivi di ottimizzazione spesso difficili da conciliare:
Ottimizzare l'efficienza interna aziendale, attraverso l'utilizzo ottimale delle risorse ed il contenimento dei costi.
Ottimizzare l'efficacia esterna dell'azienda verso il mercato, intesa come capacità di soddisfare le esigenze del cliente (qualità, tempi e costi).
Le possibili aree di intervento per ottimizzare l'efficienza sono molteplici:
Ottimizzare, invece, l'efficacia dell'azienda verso il mercato significa intervenire sui seguenti aspetti:
La scelta, spesso difficile da mantenere in equilibrio, è se privilegiare gli obiettivi di efficienza interna (riduzione costi) oppure quelli di efficacia verso il mercato (livello di servizio ai clienti).
Non esistono regole "standard", per definire a priori quale debba essere l'equilibrio da ricercare.
Il suddetto equilibrio, infatti, dipende dalle scelte strategiche dell'azienda:
Oggi, la logistica non è più soltanto un "costo".
Al contrario, essa può rappresentare un'importante fonte di vantaggio competitivo, a condizione che venga intesa come processo "integrato".
Gestire il processo significa superare l'approccio per funzioni ("a compartimenti stagni") che tende ad ottimizzare il risultato delle singole funzioni aziendali, spesso in contrasto con l'ottimizzazione del risultato globale del processo, cioè quello percepito dal cliente.
Per raggiungere l'obiettivo classico di "prodotto giusto, al cliente giusto, nel momento giusto e nel luogo giusto", rispettando il livello di servizio stabilito e al costo minore possibile, occorre riflettere prima di tutto sul costo del prodotto e sul relativo impatto dei costi logistici.
Infatti, i costi logistici possono assumere rilevanza notevole che varia in relazione alla tipologia d'ogni articolo. Per beni di largo consumo, il peso è assai rilevante; tranquillamente si arriva al 20-25% dei costi totali, mentre scende per i beni strumentali complessi.
Il controllo dei costi è il processo che consente di comprendere se la logistica contribuisce o meno a creare valore per l'impresa. Pertanto, il costo della logistica non può limitarsi al solo costo della componente "trasporto", anche se spesso è quello più rilevante.
Non esiste un modello, una soluzione alla complessità della logistica, valida per tutti i casi.
Ogni realtà industriale o commerciale deve confrontarsi con il proprio mercato e con il proprio cliente (distribuzione sul territorio, volume e diversità degli ordini, valore del prodotto per l'acquirente, ecc.).
Ma deve anche confrontarsi sia con il proprio prodotto (durata di utilizzo, sostituibilità e fungibilità, livello di innovazione, tipo di concorrenza, ecc.), sia con il mercato dei beni d'acquisto (disponibilità, alternative, dislocazione territoriale, facilità di accesso, ecc.).
Non farlo sarebbe come progettare un magazzino senza tenere conto di ciò che si deve immagazzinare (quanto meno, a livello di generi: prodotti leggeri, oppure materie prime sfuse, o macchinari pesanti).
I segnali premonitori possono provenire sia dall'interno, sia dall'esterno:
Segnali interni |
Segnali esterni |
- calo della produttività | - diminuzione delle ordinazioni |
- magazzini disordinati | - date di consegna non rispettate |
- scorte non bilanciate | - reclami per quantità errate |
- trasporti sottoutilizzati | - imballaggi non idonei |
Per migliorare, prima di tutto, bisogna prestare attenzione anche ai segnali deboli:
Ulteriori stimoli che portano a ristrutturare il sistema logistico possono essere così sintetizzati:
Anche se per ogni azienda è necessario progettare interventi mirati, per migliorare l'efficacia e l'efficienza, è possibile indicare alcune macro-aree d'intervento organizzativo:
anche nella gestione dei magazzini si può applicare il classico concetto di "focused factory" (fabbriche focalizzate) di Skinner, rielaborato con i principi della "lean production" (produzione snella).
Uno dei casi più clamorosi di errore del passato è stato quello di costruire magazzini automatici per prodotti e movimentazioni non adeguati. La storia però pare abbia insegnato poco, perché ancora oggi si possono vedere realizzazioni recenti che hanno … aumentato i costi e i tempi di resa.
La gestione delle scorte richiede l'impiego di modelli di previsione e di simulazione che guardino meno indietro e più avanti ma, soprattutto, prestino attenzione alle innovazioni e alle modifiche di prodotto. Senza escludere i cosiddetti "nervi saldi" per non lasciarsi prendere dall'ansia (per scorte troppo alte, o troppo basse, quali effetti di eventi contingenti).
Il sogno irrealizzabile delle "scorte zero" non deve giustificare l'eccesso; pertanto, uno dei cardini della gestione è spesso quello di rivedere sia le dimensioni dei cosiddetti ordini minimi, sia le confezioni minime, avviando una trasparente valutazione dei costi tra produttore e acquirente.
L'outsourcing, l'esternalizzazione delle attività logistiche sembrerebbe essere una strada senza alternative.
In realtà, non è proprio così: ancora una volta si possono osservare soluzioni interne efficienti ed efficaci, tagliate su misura per il prodotto dell'impresa, con le quali nessuna struttura esterna è in grado di competere.
Il vantaggio dell'outsourcing sta nella possibilità di movimentare - ad esempio - carichi completi; di minimizzare le scorte; di realizzare economie di scala nella gestione. Se tutto ciò non è realizzabile, o lo è soltanto in parte, l'outsourcing potrebbe risultare deleterio, anche perché l'operatore intermedio deve garantirsi il giusto profitto.
L'impiego dell'informatizzazione e dei sistemi di comunicazione è obbligatorio.
Si parla di EDI dalla fine degli anni Settanta, ma ancora oggi molte imprese sono in ritardo. L'effetto di EDI è una notevole caduta di costi indiretti, meno carta, più velocità di risposta, più sicurezza nella trasmissione dei dati.
Le movimentazioni in magazzino sono controllate con radiofrequenza e RFID; l'impiego di codici a barre non più soltanto per prodotto, ma per pallet (SSCC) facilita registrazioni di entrata e di uscita, con riduzione dei tempi di lavoro.
L'utilizzo di nuovi materiali sta portando alla ribalta pallet riciclabili a basso prezzo.
La ricerca spinge verso soluzioni che considerano non soltanto la vita del prodotto limitata alla sua funzionalità, ma anche il recupero ed il riciclaggio dei materiali, imballo compreso.
Le decisioni sui trasporti devono sempre più vedere l'intermodalità come leva di riferimento, anche su distanze inferiori ai mille chilometri.
Oggi, infatti, l'impiego di sistemi misti (strada – ferrovia – acqua – aria), è una necessità per risparmiare costi.
La scelta del tipo di confezionamento/imballo condiziona i costi logistici in modo determinante, sia per il materiale utilizzato, sia per la sicurezza nelle movimentazioni, sia per il recupero e smaltimento dello stesso.
Inoltre, occorre incrociare correttamente la dimensione del prodotto (interna ed esterna) con l'unità di carico, tenendo presente anche l'unità di movimentazione.
L'integrazione organizzativa spinge sempre più le funzioni di vendita/acquisto, ricerca & sviluppo e marketing a dialogare con la logistica.