...lo sviluppo di qualsiasi azienda, oggi, è condizionato da continui e profondi cambiamenti che aumentano notevolmente il rischio d'impresa. Perciò, diventano vitali la capacità di previsione e di reazione ai cambiamenti ambientali, per essere costantemente in grado di far fronte alle situazioni, limitando i rischi.
In tale contesto, soprattutto guardando al medio e lungo termine, non è più sufficiente perseguire prioritariamente obiettivi di profitto, ma diventa indispensabile perseguire sistematicamente la massimizzazione del valore aziendale.
Pertanto, l'azienda deve mettersi in condizioni di monitorare continuamente sia la propria gestione, sia il mercato, per essere in grado di adattarsi costantemente all'ambiente esterno.
L'imperativo categorico è quello di vincere l'incertezza, creando prospettive per l'azienda.
Per competere ora non è più importante dedicarsi alla conquista e al mantenimento di quote/mercato.
Infatti, nel giro di pochi anni, le aree di business attuali potrebbero perdere redditività e non essere più attrattive.
Per il futuro la competitività si trova disponendo di "quote di opportunità":
che possano dare prospettive di crescita, rafforzando la capacità dell'azienda di differenziarsi.
La capacità di monitorare tendenze ed evoluzioni dei mercati, nonché l'adattabilità organizzativa sono le componenti essenziali che le imprese devono possedere per essere competitive nel medio e nel lungo periodo.
Per rispondere a pressioni del mercato senza precedenti, molte aziende si stanno riconfigurando. Hanno capito che miglioramenti circoscritti non garantiscono la sopravvivenza e che, per emergere, è necessario un cambiamento radicale.
La sensibilità alla ristrutturazione aziendale prende corpo negli anni Settanta con l'esigenza di interventi mirati a gestire situazioni di profonda crisi. Tali interventi, si sostanziano in azioni dove il recupero del valore economico aziendale s'incentra su procedure concorsuali o stragiudiziali.
Ma queste non guardano alla continuità aziendale e ignorano la creazione di valore o il mantenimento della posizione competitiva.
Per questo motivo, la ristrutturazione viene associata al concetto di "patologia", sovente incurabile. E tale associazione sostanzialmente negativa perdura tuttora.
Tuttavia, al contenuto sostanzialmente negativo del termine "ristrutturazione", oggi si vanno aggiungendo connotazioni positive, connesse a opportunità di crescita che derivano dalla gestione proattiva della ristrutturazione. Oggi, infatti, le aziende devono imparare a gestire la complessità in modo da trarne un vantaggio competitivo.
Le imprese che posseggono condivisione generalizzata di valori al proprio interno, capacità di innovare e competenze distintive, sono in grado di gestire positivamente qualsiasi livello di complessità.
Con la pianificazione strategica si definiscono gli orientamenti principali dell'azienda, dando risposta alla domanda: "Dove vogliamo andare ?"
Il passo successivo, fondamentale per il successo della strategia, è la corretta comunicazione della stessa all'organizzazione aziendale, a tutti i livelli. Infatti, "...le idee camminano con le gambe degli uomini" ed ogni cambiamento strategico si traduce inevitabilmente in cambiamenti organizzativi.
Pertanto, solo se gli obiettivi saranno stati comunicati con chiarezza, sarà possibile ottenere comportamenti coerenti da parte dell'organizzazione.
Ciò non toglie che dovranno essere superate inevitabili "resistenze al cambiamento". Tuttavia, l'esistenza di un progetto chiaro e condiviso, costituirà sempre il riferimento comune a cui riportare i comportamenti distorti.
Comunicare un progetto di riposizionamento strategico non può esaurirsi in una serie di meeting.
Il fattore determinante deve essere l'impegno ad agire, un impegno tanto forte da essere percepito da tutti i collaboratori.
A questo scopo, è fondamentale, soprattutto, la coerenza nelle scelte e nei comportamenti, da parte di chi dirige l'azienda.
L'esperienza di molti progetti di riposizionamento in aziende diverse, ci consente di affermare che, nella maggior parte dei casi, tutte le principali informazioni, necessarie per l'assunzione delle decisioni di tipo strategico sono già in possesso dell'azienda.
In un certo senso, esse sono iscritte nei cromosomi dell'azienda stessa. Infatti, chi meglio di chi guida l'azienda, può avere consapevolezza dei propri punti di forza e di debolezza, in rapporto al mercato ed alle evoluzioni tecnologiche?
L'apporto più utile del consulente in questi processi di riposizionamento è quello del metodo: fornire metodologie di analisi e modelli di riferimento, supportati dall'esperienza, per consentire agli animatori dell'azienda di "formalizzare" le proprie intuizioni e semplificarne la valutazione, in termini di rischi/benefici.